domenica 13 dicembre 2015

Per questo mi chiamo Giovanni di Luigi Garlando e Claudio Stassi

Com’è possibile notare nella recente produzione fumettistica, il graphic novel si presta con ottimi risultati al genere giornalistico sotto forma d’inchiesta o di reportage. Si può così oggi parlare concretamente del delinearsi di una storia dell’antimafia a fumetti, ad opera di autori che sono nella migliore posizione per raccontarla, perché siciliani. Su questo blog si è già parlato ad esempio di Marco Rizzo, autore del graphic novel su PeppinoImpastato e di Claudio Stassi, autore con Giovanni di Gregorio di “Brancaccio,Storie di mafia quotidiana”, di cui ritorno a parlare. “Per questo mi chiamo Giovanni” racconta la storia di un ragazzo, chiamato Giovanni in memoria di Falcone, che impara attraverso la storia del magistrato, raccontatagli dal padre, a combattere i soprusi di un bullo che riproduce a scuola gli atteggiamenti mafiosi della sua famiglia.
Il graphic novel è la versione a fumetti dell’omonimo libro di Luigi Garlando, ed ha due meriti che spiccano tra gli altri. Il primo è la capacità di usare il linguaggio fumettistico in modo da permettere un approccio alla storia dell’antimafia adeguato ai ragazzi, il secondo è quello di costituire un’ottima sintesi della storia di Giovanni Falcone e della sua lotta contro le cosche, i cui frutti si raccolgono ancora oggi.
Si potrebbe pensare che la trasformazione di un romanzo in fumetto sia “facile” o “meccanica” , ma non è questo il caso come non lo è stato per “Città diVetro”.
Il primo elemento di “integrazione” è evidentemente l’uso del colore e del bianco e nero, che illustrano il romanzo, usati rispettivamente per raccontare la gita di Giovanni guidato dal padre sui luoghi della vita di Giovanni Falcone, e la storia del magistrato.
Ciò che tuttavia colpisce maggiormente, e che costituisce un fil rouge del fumetto, è l’apparire dei volti di mafiosi attorno al piccolo Giovanni, nato proprio il giorno della strage di Capaci. Alla pagina 51 il primo volto di un “mostro travestito” si esprime chiaramente in termini che lo fanno riconoscere come un mafioso, altri visi, muti ma altrettanto espressivi, seguono alle pagine 83, 87 e 105. Questi si riconoscono e si identificano dallo sguardo, minaccioso e occulto, lo stesso di quello che appare a pagina 109, quando si dice che “il mostro (la mafia ndr) non solo ha mille teste ma anche milioni di occhi cattivi”.
L’effetto diventa più dirompente se i volti che scrutano il lettore di nascosto, reali e feroci, si mettono al confronto con quelli cancellati dalle fisionomie di quanti, a pagina 124, brindano al successo dell’”attentatuni” a Giovanni Falcone. Il messaggio testuale del romanzo di Garlando, riconoscere la mafia intorno a noi, per continuare contro questa la lotta di Giovanni Falcone, anche nelle piccole cose, trova così la sua ideale trasposizione a fumetti.

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