Com’è possibile notare nella recente produzione fumettistica, il graphic
novel si presta con ottimi risultati al genere giornalistico sotto forma
d’inchiesta o di reportage. Si può così oggi parlare concretamente del
delinearsi di una storia dell’antimafia a fumetti, ad opera di autori che sono
nella migliore posizione per raccontarla, perché siciliani. Su questo blog
si è già parlato ad esempio di Marco
Rizzo, autore del graphic novel su PeppinoImpastato e di Claudio Stassi,
autore con Giovanni di Gregorio di “Brancaccio,Storie di mafia quotidiana”, di cui ritorno a parlare. “Per questo mi
chiamo Giovanni” racconta la storia di un ragazzo, chiamato Giovanni in memoria
di Falcone, che impara attraverso la storia del magistrato, raccontatagli dal
padre, a combattere i soprusi di un bullo che riproduce a scuola gli
atteggiamenti mafiosi della sua famiglia.
Il graphic novel è la versione a fumetti dell’omonimo libro di Luigi
Garlando, ed ha due meriti che spiccano tra gli altri. Il primo è la
capacità di usare il linguaggio fumettistico in modo da permettere un approccio
alla storia dell’antimafia adeguato ai ragazzi, il secondo è quello di
costituire un’ottima sintesi della storia di Giovanni Falcone e della sua lotta
contro le cosche, i cui frutti si raccolgono ancora oggi.
Si potrebbe pensare che la trasformazione di un romanzo in fumetto sia
“facile” o “meccanica” , ma non è questo il caso come non lo è stato per “Città diVetro”.
Il primo elemento di “integrazione” è evidentemente l’uso del colore e del
bianco e nero, che illustrano il romanzo, usati rispettivamente per raccontare la
gita di Giovanni guidato dal padre sui luoghi della vita di Giovanni Falcone, e
la storia del magistrato.
Ciò che tuttavia colpisce maggiormente, e che costituisce un fil rouge del
fumetto, è l’apparire dei volti di mafiosi attorno al piccolo Giovanni, nato
proprio il giorno della strage di Capaci. Alla pagina 51 il primo volto di
un “mostro travestito” si esprime chiaramente in termini che lo fanno
riconoscere come un mafioso, altri visi, muti ma altrettanto espressivi,
seguono alle pagine 83, 87 e 105. Questi si riconoscono e si identificano dallo
sguardo, minaccioso e occulto, lo stesso di quello che appare a pagina 109,
quando si dice che “il mostro (la mafia ndr) non solo ha mille teste ma anche
milioni di occhi cattivi”.
L’effetto diventa più dirompente se i volti che scrutano il lettore di
nascosto, reali e feroci, si mettono al confronto con quelli cancellati dalle
fisionomie di quanti, a pagina 124, brindano al successo dell’”attentatuni” a
Giovanni Falcone. Il messaggio testuale del romanzo di Garlando, riconoscere la
mafia intorno a noi, per continuare contro questa la lotta di Giovanni Falcone,
anche nelle piccole cose, trova così la sua ideale trasposizione a fumetti.
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